I rischi ai tempi del Covid per gli operatori funebri che chiedono “Vaccini subito”
Da un anno a questa parte, da quando cioè il Covid ha mietuto vittime giorno dopo giorno, le imprese di pompe funebri sono costrette a fronteggiare il nemico invisibile. Anche la ditta Onoranze Funebri Lodovico Il Moro s.r.l.s. ha dovuto fare i conti con l’emergenza. Nella categoria c’è grande preoccupazione perché ogni giorno si lavora con il timore di restare contagiati dal virus”, ha sottolineato Gianni Gibellini, presidente nazionale dell’Eccellenza funeraria italiana, la rete che rappresenta oltre 250 imprese funebri in Italia. Tra le categorie coinvolte nella campagna vaccinale, secondo l’esperto, gli imprenditori del settore dovrebbero essere immunizzati in modo prioritario tra le fasce a rischio.
C’è disappunto, perché, dice “gli operatori delle imprese funebri non sono stati inseriti tra coloro da vaccinare in modo prioritario, dopo medici e operatori sanitari. Eppure lo abbiamo chiesto a dicembre". Gli operatori di settore sono infatti i primi ad avere contatto diretto con le vittime di Covid nelle strutture, nelle Rsa, ma anche nelle abitazioni e negli ospedali. Tutte le onoranze funebri hanno registrato contagi tra gli operatori, il rischio di contagio è sempre dietro l’angolo, ogni giorno, ogni volta. E il pericolo aumenta, poiché rispetto alla prima fase, nella seconda le ditte di onoranze funebri hanno dovuto fare i conti con un maggior numero di vittime. “Vengono adottate tutte le precauzioni e le cautele del caso, ma non sempre è sufficiente", ha aggiunto l’esperto. E il dato nazionale dei decessi avvenuti in questi mesi fra gli addetti funebri è drammatico. Ecco perché Gibellini in veste di presidente della federazione, lo scorso 19 dicembre aveva chiesto al ministro Speranza, al commissario Arcuri e al presidente dell’Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro di rientrare nel calendario vaccinale. Ha chiesto quindi che, parallelamente ai soggetti più deboli e al personale sanitario, agli addetti funebri, proprio per l’esposizione al contagio legata al lavoro svolto, siano garantite le “tutele vaccinali prima che ad altre categorie, riconoscendo così le valenze del loro intervento e mettendoli nelle condizioni di operare con la necessaria tranquillità".